Cinema

Generazione 1000 euro

Generazione 1000 euro

Va bene il disimpegno, va bene la spensieratezza di una sceneggiatura che cerca di far sorridere più che riflettere, ma il contrasto stridente con il buon senso è inaccettabile. Commedia romantica sì, pirla sul grande schermo no. Allora, ricapitoliamo. I giovani sono precari. Anche se sono laureati, brillanti e col motorino scassato, non riescono a spiccare il volo. Studiano matematica (mica scienze ambientali) e sgomitano per un dottorato di ricerca, mentre sono costretti a lavorare sottopagatissimi per multinazionali cattive-cattive che stimolano la competizione e cercano di mettere gli stagisti gli uni contro gli altri. Buuuu! Che vergogna. Che inumanità. Per fortuna il capo del marketing della multinazionale di telefonia (Tim, Omnitel, Tre? Non è dato saperlo) è una ragazza giovane, bella e bionda (Carolina Crescentini). In pratica un angelo capace di salvare lo stagista sfigato (Alessandro Tiberi) dalla monotonia milanese. “Vieni con me” gli dice “Ti porterò a Barcellona, ci divertiremo, avrai un contratto a tempo indeterminato e guadagnerai il doppio”. Macché, scherziamo? Gli eroi moderni non si fanno mica salvare dalle pulzelle emancipate in completo manageriale, preferiscono tornare dall’altra ragazza precaria (Velentina Lodovini). Della serie due sfortune sono meglio di una. E scusate se abbiamo anticipato il finale, ma per una volta sembra necessario. Perché, come si diceva, va bene il disimpegno e la spensieratezza. Ma non sembra credibile che il precario preferisca i suoi 940 euro accumulati con tre lavori diversi alla svolta che potrebbe cambiare la sua carriera. O meglio. E’ possibile che preferisca così, ma non deve fiatare, non deve dire una parola. Come dice l’amico bruttino -pure lui precario e sfigato- che gestisce le proiezioni nel cinema di quartiere: “E’ l’unica epoca nella storia dell’umanità in cui la gente torna in Molise”. Risate.